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MATTINATA – CONTRADA “SPERLONGA”
CONVENTO DI S. STEFANO
Non lontano da Mattinata, , al centro di un’amena valle e protetta da una corona di piccole alture, in località Sperlonga, è possibile ancora ammirare i consistenti ruderi dell’ex convento di S. Stefano, edificato nel sec. XI sull’area di una necropoli paleocristiana del IV – V secolo. Gli ipogei, in parte distrutti e in parte incorporati nelle fondamenta delle fabbriche, nell’alto Medioevo ospitarono verosimilmente alcuni monaci eremiti basiliani, desiderosi di vivere in solitudine, nella preghiera e nella penitenza, giungendo alla fine a costituire una piccola comunità monastica.
Sull’origine del convento, comunque, non si ha, al momento, alcuna notizia. Nei documenti compare per la prima volta, col titolo di S. Stefano, in una bolla del 1177 di papa Alessandro III, indirizzata al Priore Antonio di Pulsano. In essa si confermavano tutti i possedimenti della famosa badia dei monaci pulsanesi, tra cui “Monasterium Sancti Stephani quod Matinata consistit cum pertinantiis suis” (Il Monastero di Santo Stefano che si trova presso Mattinata con tutte le sue pertinenze).
A tale data, dunque, il convento era una dipendenza dell’Abbazia di Pulsano. Ma nella seconda metà del sec. XII, esso passò all’Abbazia di Monte Sacro, ubicata sempre nell’agro di Mattinata, fondata agli albori dell’XI secolo. Questa ben presto divenne una delle maggiori potenze monastiche della Capitanata e i suoi monaci usavano trascorrere i rigidi inverni garganici nella più mite valle della Sperlonga, appunto presso la loro dipendenza.
L’annessa chiesa del convento, nucleo forse primitivo attorno al quale è sorto poi l’intero complesso, è di forma rettangolare e misura m 8,30 x 5,65. Negli anni Cinquanta del trascorso secolo, vi era ancora un diruto altare e, sulle pareti laterali, si notavano consistenti tracce di affreschi.
Intorno agli anni Sessanta, alcuni arredi scultorei furono sottratti all’incuria del tempo e ai “vandali” di turno, trasportandoli in casa dell’allora Arciprete don Giuseppe Azzarone. In seguito, i bassorilievi raffiguranti l’Eterno Padre, l’Ascensione di Cristo e altre varie statue, hanno trovato una sistemazione più consona sul frontone della chiesa parrocchiale di Mattinata e al suo interno.
Oggi il complesso monastico è completamente compromesso (altro che filmini, caro amico Latino di Mattinata!) anche se molto ci sarebbe ancora da salvare. Ma, purtroppo, questa è l’Italia e gli Italiani!
L’ingresso della chiesa conserva la decorazione a losanghe e a rosette del sec. XV. Nell’edicola sovrastante a tutto sesto, vi era una statua di pietra del XIV secolo raffigurante il re Davide mentre suona la lira, ora (speriamo!) conservata con altri reperti vari presso la collezione degli eredi del benemerito farmacista di Mattinata, dr. Matteo Sansone.
Al convento si accede tramite un magnifico portale bugnato di ottima fattura (sec. XV – XVI). Sulle bugne e sugli stipiti (ma anche su alcuni conci delle murature interne ed esterne) vi sono alquanti graffiti, date, nomi e simboli. Di questi ultimi, alcuni sono di devozione, altri, invece, sono segni e simboli decisamente dissacratori, legati al mondo della magia e della superstizione, come, per esempio, una croce latina rovesciata, decussata nella parte mediana del palo e orbicolata in tutti e quattro gli estremi.