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LA SPADA DI S. MICHELE –IL BENE E IL MALE

           di Orlando Giuffreda

Dio creò gli Angeli, puri spiriti intelligenti e dotati di libero arbitrio per essere da essi servito e onorato. La Divina Sapienza, tuttavia, aveva decretato che, prima di essere confermati nella grazia essi dovevano sottostare a una prova. Secondo San Tommaso D’Aquino e secondo i più celebri Padri della Chiesa, la prova degli Angeli non avrebbe potuto essere altra che questa: la seconda persona della Santissima Trinità, il Figlio Eterno, nella pienezza dei tempi si sarebbe fatto uomo, pur restando vero Dio, e gli Angeli avrebbero dovuto adorarlo anche nella sua natura umana.Paolo, infatti, dice: “…quando (Dio) introdurrà di nuovo il suo Primogenito nel mondo, dirà: <Lo adorino tutti gli Angeli di Dio!> (Ebr. 1, 5). Tra gli esseri celesti, uno dei più elevati della creazione e che rifletteva in modo perfetto lo splendore del Sommo Fattore, Lucifero, che significa, appunto, “portatore di luce”, fu preso da orgoglio, non volle accettare il disegno di Dio e decise di ribellarsi e di non servirlo più.Ebbe così luogo alla presenza di Dio quella cosmica battaglia che ha visto il sedizioso “figlio dell’aurora” sconfitto dall’Arcangelo Michele e, nello stesso tempo, privato dal Creatore della grazia e del suo splendore, assumere l’aspetto deformato di dragone quale conseguenza del peccato e scaraventato con i suoi malvagi seguaci sulla terra.Con l’espressione “ e non ci fu più posto per essi in cielo”, l’evangelista S. Gio­vanni (Ap. 12, 8), vuol far rilevare l’inconciliabilità assoluta del Male dal Bene e, il fatto che il dragone e i suoi angeli siano stati precipitati sulla terra, in­dica che noi siamo co­stantemente e diretta­mente partecipi della battaglia e alle prese con il problema di scegliere da che parte stare, con Dio o col diavolo, rifiuto del male o corresponsa­bilità con esso.

Satana, dunque, principe del Male, è nel mondo ed è contro l’uomo, creato da Dio a sua immagine e somiglianza, che si avventa per sedurlo ancora una volta e accrescere le sue per­verse schiere di perduti per sempre alla grazia, consumando così la sua vendetta contro Dio.

Ma il Creatore ama le sue creature. Egli ci ama fin dal principio e per amore ci ha do­nato e posto a sacrificio volon­tario suo Figlio Gesù, perché in Lui e per Lui avessimo la possi­bilità della vita eterna. Il Ten­tatore antico, il diavolo, è stato vinto per sempre e umiliato dal paradossale sacrificio della Croce, “scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani” (Corinzi 1, 23), e dalla potenza del Cristo risorto.

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Agnone, chiesa di S. Francesco. Paolo Gamba, Caduta degli angeli ribelli (sec. XVIII).

Il Padre Celeste ha così limitato la potenza di Satana ed ha incaricato l’Arcangelo Mi­chele di vigilare sul suo popolo e di proteggere la sua Chiesa. La scelta non è casuale. Michele è l’Angelo fedele, colui che combatte per la giustizia divina e per la gloria di Dio. E’ l’Araldo del Signore, l’annunciatore ultimo della Sua vittoria (Ap. 12,10). Egli fa tri­onfare il Cielo sull’inferno, è l’icona angelica, il simbolo della vittoria del Bene sul Male.

Per questo suo peculiare ruolo, l’iconografia raffigura l’Arcangelo Michele come un guerriero nell’atto di sconfig­gere Satana, rappresentato sotto forma di serpente o drago o, spesso, con corrotti lineamenti antropomorfi.

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Cappella Sistina, La contesa per il corpo di Mosé (Luca Signorelli, ridipinto da Matteo da Lecce).

L’arma che egli im­pugna è di solito la spada, presente sia nella tradizione icono­grafica orientale sia in quella occidentale quale elemento di forza, ma anche simbolo di guarigione e di giusti­zia. Questa è forse l’icona più largamente utilizzata dagli artisti.

Le molteplici posizioni della spada sono mo­tivo di varie interpretazioni da parte di alcuni esegeti. Nell’economia di questa piccola nota, comunque, è sufficiente osservare che essa ap­pare tale da far pensare sempre a un controllo, a un’a­zione limitante sul ma­ligno, ma mai a un’azione cruenta e definitiva. Michele si limita a frenare i bollenti spiriti del Maligno, a impedirne la diffusione e la corruzione sull’essere umano.

Il combattimento che si consuma nel cielo tra il fedele Michele e i suoi angeli e Lucifero e le sue losche schiere mira, si limita e ottiene come risultato quello di scacciarli dal cielo, dove, perduta la grazia, non ci può essere più posto per loro. Satana è stato separato dal regno dei cieli, per cui nelle relative rappresentazioni il celeste Condottiero, già vittorioso, lo tiene a bada sotto i suoi piedi, minacciandolo con la spada. Il suo quindi non è un combattimento volto alla distruzione, non vi sono visi tesi e movimenti cruenti, Michele non distrugge e non giudica, si erge con il suo “Chi come dio?” a difensore estremo della reggenza divina sul cosmo e pone il potere di giudizio solo nelle mani del Sommo Creatore.

L’Arcangelo, infatti, anche “quando in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti punisca il Signore” (Lettera di Giuda, 9). E’, in definitiva, il medesimo atteggiamento del Cristo sulla croce che dice “Padre perdona loro” e non IO vi perdono!

In realtà la spada di Michele rappresenta quell’essenza affilatissima e peculiare in grado di separare e far trionfare il BENE sul MALE e, con il suo esempio di fedele servitore di Dio, indica all’uomo, creato libero, la giusta strada della salvezza. Il tema del libero arbitrio, della dialettica tra il Bene e il Male è ben rappresentato in una tela del noto artista veneto Lorenzo Lotto (1480 – 1556/7). Raro esempio in cui s’incontra questo particolare tema iconografico di Lucifero non ancora mutato in demone, ma colto nel momento limitale in cui la “caduta” dal cielo inizia a corrompere l’essenza dell’angelo sovvertitore (la coda), il breve passo che può portare alla dannazione. L’autore ritrae Lucifero intenzionalmente simile nella sua forma angelica a quella dell’arcangelo Michele.

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Lorenzo Lotto, San Michele arcangelo caccia Lucifero, 1545 ca. – Museo – Antico Tesoro della Santa Casa di Loreto.

I due protagonisti sono contrapposti anche nella posizione e nel movimento, accentuando notevolmente la separazione tra i due: l’empio che per la sua scelta cade sempre più giù mentre il giusto si eleva. La mano sinistra di entrambi è tesa l’una verso l’altra, ma Lucifero, in un  ultimo sprezzante gesto d’orgoglio (marcato dalla fiaccola spezzata della conoscenza che separa i due), conferma la sua ribellione, convalidando, mi pare, la tesi che non c’è predestinazione, ma tutto dipende dalle scelte personali che facciamo.

Altra rara e forse unica rappresentazione è possibile ammirarla a Mount St. Michael in Inghilterra. Si potrebbe chiamare “Arcangelo del soccorso”. Egli non impugna la spada, ma la tiene alzata per la lama a indicare la sua intenzione non guerriera; la presenta come una croce a simboleggiare la via del Cristo come scelta, scelta che una volta effettuata permette di afferrare la mano offerta dall’Arcangelo con il palmo in alto in segno di aiuto.

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Saint Michael Mount (Cornovaglia in Inghilterra), Statua di San Michele e il diavolo.

Tale immagine appare, pertanto, più come un segno di speranza per l’uomo che di dannazione eterna, esprime l’infinito amore di Dio per tutto ciò che è sua creatura, basta volerlo e corrispondere al suo amore.

Sappiamo che, prima delle origini della storia umana, Satana fece una scelta negativa, volle contendere il primato a Dio e, da creatura, auto deificarsi. La sua essenza di spirito perfetto non ammette il pentimento e il conseguente perdono ed è appunto la radicalità della sua opzione a condannarlo eternamente.

Dopo la caduta di Satana, gli Angeli cantarono lodi a Dio e una voce diceva: ” Ora è venuta la salvezza e la potenza, il regno del nostro Dio, e il potere del suo Cristo” (Ap. 12, 10). La vittoria di Michele dunque, è strettamente correlata all’’intronizzazione dell’Agnel-lo e all’avvento della Gerusalemme Celeste.

D’altra parte, il santo Condottiero è dello stesso rango del suo superbo avversario, pertanto le forze in campo sono alla pari e le possibilità di vittoria sono uguali. L’esito della battaglia dipende dalla diversa e libera scelta dei due: l’abbandono fiducioso di Michele al disegno salvifico del Creatore, Lucifero, invece, non accetta il progetto di Dio per la salvezza degli uomini e, invidioso (del Figlio) e arrogante, decide di non servire, risoluzione che lo allontana dallo stato di grazia. Ed è proprio ciò che viene a costituire la differenza tra i due e per la quale Michele vince.

La lotta tra il Bene e il Male sulla terra è la logica conseguenza della guerra avvenuta in cielo. L’azione del demonio si fa sentire in tutti i tempi: “e gli fu dato ogni potere sulla terra”. Ma se il potere del ”serpente antico” è grande, il potere della Grazia lo è di più: ”Chi avrà perseverato sino alla fine, dice Gesù, sarà salvo”.